(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 42

 

IL MESTIERE DELLE ARMI

 

(PARTE PRIMA)

 

 

IL VOLTO DEL MIO NEMICO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Luke Cage sa di correre dei rischi ad infilarsi da solo nella tana del nemico, ma si tratta di un rischio calcolato. Del resto, se i suoi informatori non hanno mentito, il suo avversario non lo impensierisce molto. Si sono scontrati in passato e lui ha sempre vinto. Probabilmente è per questo che il suo avversario ha scelto la via più vigliacca per colpirlo: con bombe o cecchini che hanno provocato la morte di una donna il cui unico torto era di essersi avvicinata troppo a lui.

Capita quasi sempre, come con Reva, la sua defunta moglie, uccisa da un pazzoide che le rimproverava la colpa di non aver scelto lui. Forse gli uomini come me non sono destinati ad avere una vita normale o una famiglia, pensa Luke, forse la mia sola vera compagna può essere solo la morte.

            Basta con questi pensieri cupi, ora bisogna pensare a quel figlio di buona donna e se è qui dentro gli farà rimpiangere di non essere veramente morto, come pensavano tutti.

 

            Una tranquilla dimora nel Sussex, in Inghilterra, forse il posto più sorprendente per una riunione di agenti del Servizio Segreto, ma questa, bisogna dirlo, è una squadra insolita.

            Il proprietario dell’austera dimora è un signore molto anziano, calvo e dalla lunga barba bianca. Siede su una sedia a rotelle elettronica, equipaggiata col meglio che la tecnica può offrire in fatto di assistenza e supporti vitali. Il suo nome è Sir Denis Nayland Smith e nella sua lunga vita è stato molte cose: Funzionario dell’Amministrazione Coloniale britannica a Hong Kong, Rappresentante Britannico preso la Polizia di Shangai nella Cina precomunista, Commissario di Polizia in Birmania, ufficiale della Special Branch[1] di Scotland Yard, agente dell’Interpol, agente del MI6 e poi Direttore di quello steso servizio. Ma, soprattutto, per oltre novant’anni si è stato l’implacabile avversario di uno dei più contorti e pericolosi geni del Male che sia mai esistito: il Diabolico Dottor Fu Manchu, il Pericolo Giallo incarnato in una sola persona. Non lasciatevi ingannare, però, dal suo aspetto malato, perché anche se il suo corpo lo sta tradendo la sua volontà e la sua determinazione sono sempre le stesse di quando a 28 anni, nel 1911, incontrò per la prima volta colui che è soprannominato il Dottore del Diavolo.

            Gli altri presenti sul posto hanno tutti avuto a che fare a vario titolo con lo stesso insidioso avversario: Shang Chi è il figlio dello stesso Fu Manchu, allevato per essere la sua arma vivente, gli si è ribellato quando ha compreso che suo padre era la personificazione di tutto ciò che ha sempre aborrito, desidera la pace, ma ha imparato che per averla a volte bisogna combattere, un triste paradosso; Black Jack Tarr, un gigante dal fisico da culturista ben tenuto nonostante non sia più giovanissimo,  è al fianco di Sir Denis da più anni di quanto riesca  a ricordare; Clive Reston è uno dei migliori agenti del MI6, come suo padre lo era stato nella generazione precedente, anche lui ha conosciuto gli orrori di Fu Manchu e ciò lo ha reso determinato a combatterlo; Leiko Wu, mezza cinese, mezza giapponese, britannica per un quarto, una donna sexy, fiera ed indipendente, determinata e letale quando occorre, conosce tutti i presenti, ha diviso con loro molte avventure e con due di essi molto di più; Melissa Greville è una ragazza slanciata e bella dai capelli biondi, viene da una famiglia che ha intersecato spesso la sua strada con quella di Fu Manchu e dei suoi familiari, oggi è l’assistente personale di Sir Denis.

            Sir Denis prende la parola. Il suo discorso è inframmezzato da molte pause e spesso deve ricorrere all’ausilio di un respiratore, ma non si ferma finché non ha detto ciò che deve dire.

-Detto in parole semplici, questa è un’unità speciale del S.I.S.[2] che ha un solo ed unico scopo: fermare la minaccia costituita da Fu Manchu in qualunque parte del mondo si presenti. Io ne sarò a capo e Miss Greville sarà la mia assistente. Voi invece sarete la forza d’intervento, con Black Jack come leader operativo.

-Solo noi?- replica, scettico, Clive Reston –Se mi permette, Sir Denis, noi quattro siamo in gamba, non c’è dubbio, ma siamo un pò pochi contro Fu Manchu ed il suo esercito di assassini, non crede?-

-Se e quando sarà necessario potremo contare sulle risorse di tutto l’MI6 ed anche del MI5.-[3] ribatte Sir Denis –Ma fino ad allora, saremo i soli ad occuparci a tempo pieno di Fu Manchu, mi auguro che siate con me.-

-Da parte mia non ho problemi.- è la risposta di Reston –Ci ho fatto il callo a rovinare i piani del vecchio Fu e poi, chissà che non rincontri quella sua deliziosa figlia. Vorrei tanto parlare con lei del ricordino che mi ha lasciato l’ultima volta.-[4]

            Da parte degli altri ci sono solo cenni di assenso o dei semplici si. A parte questa sola parola, Shang Chi non dice nulla, restando in disparte con un’espressione impenetrabile sul viso.

-Molto bene.- commenta Sir Denis –Ero certo che avreste detto sì e mi sono preso la libertà di farvi preparare delle camere. D’ora innanzi questo sarà il nostro quartier generale e se sarà necessario vi voglio qui e pronti all’azione. Potete salire a rinfrescarvi Tra poco più di un’ora sarà servita la cena e poi torneremo a riunirci per parlare delle nostre operazioni. Ora scusate, ma mi sento molto stanco e devo andare a riposare.-

            Miss Greville porta via l’anziano combattente, che già sta reclinando la testa, appisolandosi.

 

            La situazione non è delle migliori, ammettiamolo, si dice Ivan Ivanovitch Petrovitch dal suo nascondiglio improvvisato. A quanto pare, un gruppo terrorista si è impadronito del terminal dell’aeroporto J.F.K. di New York  prendendo in ostaggio tutti coloro che vi si trovavano, tutti a parte Ivan, per l’appunto. È stato solo per un caso fortunato: il russo si è trovato per una serie di coincidenze fuori dalla loro portata. Si fosse mosso un pò troppo tardi dalla sala d’aspetto o dalla toilette, sarebbe finito nelle grinfie di una delle pattuglie di terroristi, invece si trovava preso nel mezzo. Se esce dal suo angolo, le sentinelle alle porte della sala lo vedranno, ma se vi rimane, quelli andati a controllare le toilette lo vedranno indubbiamente al  loro ritorno, di lì a poco. Cosa diavolo poteva fare? Cosa avrebbe fatto Bruce Willis in una situazione come questa? Beh questo non è “58 minuti per morire”  e lui deve trovare una soluzione alla svelta, anche perché tra pochi minuti deve atterrare l’aereo che riporta la sua pupilla, la Vedova Nera, da Las  Vegas e lui ha la sgradevole sensazione che qualcosa di molto brutto avverrà prima di allora.

 

 

2.

 

 

            Clive Reston ha appena finito la doccia e dopo essersi dato un’occhiata allo specchio, decidendo che non era il caso di rompere un’onorata tradizione facendosi la barba due volte nella stessa giornata, apre l’armadio. Abito sportivo o formale? Chissà cosa preferisce il vecchio per la cena? Decide per qualcosa d’informale: un paio di pantaloni di velluto, un maglione a collo alto ed una giacca da caccia. È ancora a petto nudo, accingendosi ad infilare il maglione, quando sente la porta della camera aprirsi e le sue narici colgono l’aroma di un conosciuto profumo femminile.

-Entri sempre non invitata nelle camere degli uomini, Leiko?- chiede senza voltarsi.

-Non sempre.- si limita a rispondere Leiko Wu, inguainata in una tuta scura molto attillata, come l’abbigliamento di Emma Peel, ma decorata con motivi cinesi.

-Non stai affatto male, tesoro.- le dice Clive, mentre lei richiude la porta alle sue spalle. -Che posso fare per te?-

-Mi stavo chiedendo…- inizia Leiko -… dovremo vivere spesso sotto lo stesso tetto, io, te e Shang Chi e…-

-Se temi che dica al tuo cinesino che ogni tanto io e te ce la spassiamo insieme, tranquilla: non sarò certo io a parlargliene. Certo se mediti di lasciare il suo letto nel cuore della notte per scivolare nel mio, temo che se ne accorgerebbe.-

-Clive, sai essere dannatamente insolente.-

-Un tratto che ho preso da mio padre, mi dicono. C’è da dire, mia cara, che, per quanto mi atteggi a privo di scrupoli, nemmeno io ho lo stomaco di fare una cosa simile a Shang Chi sotto lo stesso tetto, temo che dovrai accontentarti di lui e basta.-

            Leiko alza una mano per schiaffeggiarlo, ma Clive la blocca prima che possa completare il gesto.

-Ehi bambina…- le dice –… sai che sei davvero sexy quando ti arrabbi?-

            Le loro labbra arrivano a sfiorarsi, poi Clive si tira indietro. Improvvisamente al viso di Leiko si è sovrapposto, negli occhi della sua mente, quello di Melissa Greville.

-È meglio che tu vada, ora, Leiko, devo finire di vestirmi e sai che a Sir Denis non piace che si arrivi tardi per cena.-

            Leiko lo fissa gelidamente, poi riapre la porta ed esce, resistendo a malapena all’impulso di sbatterla fragorosamente.

-Donne!- commenta Clive –Chi le capirà mai?-

 

            Luke avanza in un buio corridoio, un pò sorpreso che nessuno si sia ancora fatto vivo. Si aspettava un comitato di  benvenuto a base di trabocchetti e sicari armati di armi pesanti, il solito repertorio del suo avversario. Già, il suo avversario. In fondo non è mai stato un granché, uno dei più tenaci certo ed anche uno psicopatico pericoloso, ma mai più di tanto: sempre impegnato ad immaginare piani folli e che difficilmente avrebbero potuto essere realizzati. Come l’ultima volta quando aveva deciso di sterminare, uno alla volta, tutti i supereroi, con il risultato di massacrare la famiglia della Tigre Bianca e quasi uccidere il supereroe portoricano, che dopo di allora era uscito dal giro. Era stato così pazzo che incastrato dall’Uomo Ragno aveva ordinato alle sue truppe di far fuoco anche se lui si trovava sulla linea di tiro. Risultato: il Tessiragnatele era sopravvissuto, ovviamente, ma lui era finito all’ospedale con quasi nulle possibilità di cavarsela.[5] “Quasi” era la parola chiave, perché, a quanto pareva è sopravvissuto ed è tornato a prendersela con lui. Beh, stavolta  lo farà pentire di non esserci rimasto secco sul tavolo operatorio.

 

            Da qualche parte in Burunda, Africa Orientale, Raoul Bushman fissa Marlene Alraune con i suoi occhi cerchiati dal tatuaggio a forma di teschio che gli orna tutta la faccia. Non è facile capire se il lampo che passa nei suoi occhi sia di rabbia o di odio allo stato puro o se quello che torce la sua bocca, le cui labbra scoprono una fila di denti digrignanti, sia un sorriso o la smorfia della belva che sta per balzare sulla preda designata.

-Sembra proprio che lei mi abbia preso in trappola, Miss Alraune.- dice.

            La scena ha un che di surreale: a terra c’è la figura di Moon Knight circondato da una mezza dozzina di mercenari di Bushman pronti a sparargli; in piedi su una camionetta scoperta ci sono, invece, Jean Paul Duchamp, detto Frenchie, amico fidato di Moon Knight, disteso in stato di semi incoscienza, e, soprattutto, Marlene Alraune, in piedi, con in mano un fucile mitragliatore automatico puntato alla testa di Bushman accanto a lei.

-Se tu fai sparare a Moon Knight, io ti uccido immediatamente e tu sai che ne sono capace: hai ucciso mio padre, bastardo, e nulla mi farebbe più piacere del vedere la tua testa saltare come un melone.- è il semplice discorso di Marlene e dalla sua voce traspaiono collera e tensione. Negli ultimi giorni loro tre: lei, Frenchie e Marc Spector, Moon Knight, sono stati trascinati in Africa perché Bushman non voleva perdere l’occasione di riconquistare il potere nella piccola nazione di cui era stato dittatore e nel contempo prendersi la sua vendetta su Moon Knight ed i suoi alleati. Approfittando di un momento di distrazione delle guardie, mentre Moon Knight tentava un gesto di ribellione, Marlene è riuscita ad impadronirsi del fucile ed ora è venuto il momento della resa dei conti. Un qualunque gesto deciderà nei prossimi secondi il destino dei presenti.[6]

            Con apparente rassegnazione, Bushman allarga le braccia.

-D’accordo, hai vinto tu.- dice –Non mi darebbe molta soddisfazione se il tuo uomo morisse ed io gli andassi dietro subito dopo… Abbassate le armi.-

            Gli uomini esitano, poi fanno quanto è stato loro ordinato.

-Soddisfatta?-

-Per ora, ma al minimo movimento brusco, puoi dire addio alla testa.- replica Marlene.

-Tranquilla, so che non è saggio provocare l’ira di una bella donna.-

            Dietro la maschera di Moon Knight, Marc Spector mostrerebbe un volto preoccupato. Bushman è troppo tranquillo e lui lo conosce sin troppo bene: è come un serpente a sonagli, l’unico modo di sentirsi tranquilli con lui è schiacciargli la testa sotto il tallone.[7]

 

 

3.

 

 

            Che gli piaccia o meno, è il momento di muoversi. Ivan sceglie il male minore e torna sui suoi passi. È un gioco d’azzardo, ma potrebbe funzionare. Raggiunge la toilette e vi entra, giusto in tempo per trovarsi di fronte a due uomini con indosso delle tute mimetiche senza contrassegni ed un passamontagna, che si affrettano a puntargli addosso i loro fucili.

-E tu da dove spunti?- chiede, brusco, uno dei due. Ivan riconosce un accento straniero, tedesco, probabilmente o, forse sudafricano. Quest’uomo, chiunque sia, non è nato negli Stati Uniti.

            Ivan spera di fare un’efficace faccia sorpresa e spaventata e dice in russo:

-Chi siete, cosa sta succedendo?-

            I due rimangono sorpresi per una frazione di secondo, poi il numero due dice:

-È russo, questo figlio di… è un russo.- si esprime in inglese con un pesante accento che Ivan riconosce immediatamente: il suo interlocutore viene dalla Cecenia.

-Io… turista… io nuon capisco bene vuostra lingua- dice, allora in quella che spera sia una buona imitazione dello straniero tonto.

-Ci mancava solo questa.- Numero Uno –Parlagli tu, Samir, anche se credo che certi linguaggi siano universali.-

            L’altro tira fuori delle imprecazioni in ceceno che quasi fanno storcere la bocca ad Ivan.

-Io odio i russi.- proclama Numero Due e si rivolge ad Ivan nella sua lingua natale. -Tu, muoviti, vecchio, o ti faccio fuori qui con molto piacere.-

-Io… io…- balbetta Ivan. Il Ceceno gli si avvicina per dargli uno spintone ed allora Ivan si muove con insospettabile velocità, afferrandogli il braccio, torcendoglielo e quindi, con un rapido movimento, porta l’uomo tra se ed il suo compagno stringendolo per il collo con il braccio sinistro, mentre posa la destra sul grilletto del suo fucile, che punta verso l’altro uomo intimandogli:

-Molla il fucile o gli spezzo il collo !-

            Per tutta risposta, il terrorista fa fuoco, incurante di colpire il suo compagno, ma già Ivan l’ha mollato e si è buttato a terra rispondendo al fuoco abbattendolo. Infine il vecchio russo si alza in piedi e si concede il lusso di commentare.

-AK 47, arma niente male.-

            Ora c’è poco da fare. La sparatoria è stata rapida e forse, se è molto fortunato, i compari di questi tizi non l’hanno sentita, grazie anche ai silenziatori montati sulla canna, ma non è il caso di farci affidamento: meglio filarsela prima che qualcuno venga a controllare. Ivan si mette  a tracolla la mitraglietta Skorpion del Numero uno e con l'AK 47 di Numero Due in mano si prepara a filarsela.

 

            Decisamente c’è qualcosa di poco convincente, qui, pensa Luke Cage aprendo una porta, poi viene investito da una luce abbagliante seguita da un forte rumore e si sente spinto all’indietro, quindi precipita nel buio.

Quando si risveglia è legato mani e piedi da robuste manette di metallo che lo assicurano ad una parete, pure essa in metallo, davanti a lui c’è l’uomo che stava cercando. Non è cambiato molto dall’ultima volta che l’ha incontrato, ormai parecchio tempo fa: stessi capelli cortissimi, stesso abbigliamento in stile militare con la giacca verde ed i pantaloni da cavalleggero, stessa mazza chiodata al posto della mano destra, stesso sguardo da fanatico ed occhi freddi come il ghiaccio. È proprio lui: il Colonnello Gideon Mace.[8]

-Sorpreso di vedermi, Cage?- gli chiede.

-Non tanto.- replica Cage –Non mi sorprende che nemmeno l’Inferno ti abbia voluto, Mace.-

-Ma spero che si prenderà te, alla fine, Cage. In effetti, tutto considerato, forse hai davvero il Diavolo a proteggerti. Vedi, Cage: tu sei la mia unica debolezza. Prima di dare inizio alla mia nuova grandiosa operazione, mi sono voluto togliere la soddisfazione di eliminarti per sempre dalla mia strada. Purtroppo per me, sembra che tu abbia più vite di un gatto.-

 -E la ragazza? Che bisogno avevi di uccidere Cassie Lathrop?-

-Ah quella?- Mace fa un gesto con la mano come a voler scacciare un’invisibile zanzara –C’erano due buoni motivi per ucciderla: primo, per farti capire che nessuno che ti stesse vicino era al sicuro e secondo, per farti venire sulle nostre tracce con la guardia abbassata a causa della rabbia. Ed ha funzionato, infatti, appena ti hanno fornito quest’indirizzo ti sei precipitato qui con la delicatezza di un toro infuriato, cadendomi in mano anche troppo facilmente.-

-Puoi anche avermi preso Mace, ma come ti ho trovato io, ti troveranno i federali e gli altri poliziotti. Sono sorpreso che non siano già arrivati.-

-Oh, ma sono arrivati, Cage. Peccato che noi non fossimo già più la per allora. Vedi, forse la tua mente limitata non riesce a capirlo, ma io avevo già elaborato ogni passo della mia brillante strategia. Ce ne siamo andati subito dopo averti catturati, in modo discreto, ma molto efficiente. Hai commesso un grave sbaglio, proprio come avevo immaginato che avresti fatto: sei venuto da solo e d ora sei nelle mie mani. Adesso devo solo decidere se ucciderti immediatamente o farti vivere finché non avrò completato il mio grandioso piano.-

            Va avanti a vantarti pallone gonfiato, pensa Luke, dammi abbastanza corda per impiccarti e forse, alla fine, potresti scoprire che non sono così stupido come pensi.

 

            La cena è squisita, Clive deve ammetterlo: quando il vecchio decide di fare una cosa, la fa sempre in modo impeccabile e, naturalmente, con perfetto stile britannico, magari un pò troppo vecchio stile, ma di buon gusto. Terminata la cena tutti si trasferiscono di nuovo nel salone e qui Sir Denis, chiede a Melissa di premere un bottone su una parete e subito  un quadro si ritrae ed ecco apparire un maxischermo ultrapiatto.

-Non la pensavo un tipo da spettacoli televisivi, Sir.- gli si rivolge Reston.

-Apparecchio infernale.- è il commento di Sir Denis –Ma ha i suoi vantaggi. Le immagini che vedrete riguardano alcuni fatti misteriosi avvenuti pressappoco negli ultimi giorni In luoghi diversi. A nessuno di loro è stata data troppa pubblicità e presto capirete perché.- sullo schermo cominciano a scorrere delle immagini –Il primo caso è la scomparsa di un promettente membro del Corpo Diplomatico in forza presso il Consolato Britannico di Hong Kong di nome David Wu.-

-Al suono del nome ed alla vista della foto, Leiko Wu si lascia sfuggire un’esclamazione:

-Mio fratello!-

-Esatto Miss Wu.- continua Nayland Smith –L’episodio successivo riguarda la sparizione di una giovane studentessa di Oxford di nome Amanda Greville… si: proprio la sorella della qui presente Miss Greville. Poi è toccato ad una certa Mrs. Anna Rochester ed a sua figlia Joan Il loro  nome sarà quasi certamente  sconosciuto, qualcuno di voi, ma non a Black Jack Tarr che conosceva la signora Rochester da prima che lei conoscesse il suo defunto marito. In Giappone un agente della sezione locale della S.H.I.E.L.D. di origine anglo-giapponese di nome James Suzuki è anch’egli scomparso misteriosamente dalla sua abitazione ieri sera. Credo che a questo punto molti di voi avranno afferrato il punto della situazione.-

-Certo.- commenta Clive –Sono tutti, in varia maniera, collegati a ciascuno di noi. Io ho conosciuto l’agente giapponese qualche mese fa ed ho il sospetto di altre connessioni tra noi, se vogliamo dirla così. Per quanto riguarda gli altri, lo ha spiegato lei. Nulla che riguardi Shang Chi, ma lui ha già il collegamento col rapitore, giusto?-

            Sir Denis fa un profondo respiro prima di rispondere.

-Come avete immaginato, i nostri sospetti si sono appuntati sul nostro vecchio nemico Fu Manchu, per questo le indagini sono state affidate a noi. Resta da vedere cosa ha in mente, quell’uomo diabolico.-

-Lei pensa che siano vivi? Gli scomparsi, intendo?- Per la prima volta è Miss Greville a parlare.

-Si tranquillizzi Miss Greville.- risponde Sir Denis –Se davvero li avesse voluti morti, Fu Manchu non avrebbe avuto scrupoli ad ucciderli in modo plateale, com’è suo costume. No, credo che questa messinscena sia una specie di messaggio, o forse un’esca gettata apposta per noi e noi abboccheremo… ma a modo nostro.-

            In disparte Shang Chi medita sui sinistri piani di suo padre e su coloro che essi mettono in pericolo. Purtroppo, ancora una volta non gli è lasciata scelta.

 

 

4.

 

 

            Luke sogghigna e si rivolge a Mace:

-E quale sarebbe questa tua grandiosa operazione di cui blateri in continuazione? Un altro servizio di assassini a pagamento di supereroi come l’ultima volta? O magari un altro ricatto in grande stile con una finta bomba nucleare come nel nostro ultimo incontro?-[9]

            Mace sorride agitandogli sotto il mento la mazza chiodata.

-Tu vuoi prendermi in giro, eh Cage?.- replica –Beh stavolta non ci saranno bluff, puoi contarci. Il fatto stesso che io sia qui ti dimostra che razza d’uomo io sia. I dottori erano convinti che non potessi riuscire a sopravvivere, non dopo essere stato colpito ripetutamente in vari punti vitali, ma io sono Gideon Mace, ho combattuto in Vietnam e sono uscito vivo da situazioni che quei medici da strapazzo non saprebbero nemmeno immaginare. Ci ho messo del tempo a rimettermi in forma, ovviamente, ma mi è servito.-

            Fallo parlare, pensa Luke, dai corda al suo ego, guadagna più tempo che puoi.

-Allora, che ti passa in quella testa bacata?- chiede.

            Mace si muove in modo incredibilmente rapido e gli assesta un violento pugno con la mazza che ha al posto della mano destra. Un colpo del genere avrebbe potuto rompere facilmente il collo di un uomo normale, ma, come tutti sanno, Luke Cage non è un uomo normale, anche se questo non significa che gli piaccia essere colpito così.

-Sei per caso associato col mio dentista?- chiede sprezzante al suo avversario sputando sangue e pezzi di dente.

-Fai pure il gradasso Luke, durerà per poco, perché prima di domattina tu sarai cancellato dalla faccia della Terra e con te anche Washington. Non credo che dal cratere fumante che sarà diventata troveranno abbastanza di te da poterti seppellire.-

-Che intendi dire, Mace?-

-Semplicemente questo, Cage: a mezzogiorno di domani, ora locale, alle dodici zero zero, come diciamo noi militari, un missile nucleare teleguidato colpirà l’edificio del Pentagono e tu ci sarai legato sopra. Non è una prospettiva allettante?-

 Mio Dio, pensa Luke, quest’uomo è completamente pazzo.

 

Raoul Bushman si gira lentamente verso Marlene, tenendo le braccia ostentatamente in alto.

-Sembra proprio che mi abbiate messo in trappola, stavolta.- dice con un sorriso da squalo.

Moon Knight sente il pericolo in quelle parole. Bushman ha in mente qualcosa, ne è certo, ma cosa?

Posso abbassare le braccia?- chiede Bushman -È una posizione piuttosto scomoda.-

-Solo per farti ammanettare.- replica Marlene. Il fucile comincia a pesarle in mano, ma cerca di non darlo a vedere –Con calma e senza gesti inconsulti.-

-Non m servono, mia cara.-

            Marlene si rilassa senza volere: la canna del fucile si abbassa impercettibilmente ed è allora che la mano di Bushman si abbassa rapidissima verso una tasca della sua camicia.

-Fermo!- urla Marlene alzando di colpo il fucile, ma è già troppo tardi.

            Moon Knight si prepara a balzare sulla camionetta, ma in quell’attimo dalla mano di Bushman s’irradia un bagliore rosso e Marc Spector sa che se all’inizio di tutta questa storia pensava di essere nei guai, ora le cose si sono messe decisamente al peggio.

 

Le tre  figure si muovono furtive con la stessa eleganza dei gatti. Nonostante uno di loro vesta in teoria in colori piuttosto appariscenti, verde e giallo, tutti loro si confondono con le ombre della notte come se fossero parte di esse. Presto arriverà il loro momento, fino ad allora attenderanno.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine di una minisaga in cui verranno al pettine molti nodi rimasti in sospeso negli ultimi tempi. Curiosamente non c’è molto da dire su quest’episodio.

1)       E così adesso sappiamo chi è l’autore degli attentati a Luke Cage, colui che ha causato il ferimento di alcuni suoi amici e la morte dell’Agente Speciale Cassie Lathrop. Gideon Mace è un vecchio nemico di Cage, apparso per la prima volta niente meno che in Luke Cage Hero For Hire #3 (In Italia: Albi dei Super Eroi, Corno, #20) nel lontano 1972. E’ quello che si potrebbe definire un classico criminale di serie B. la sua storia è semplice: colonnello dell’Esercito, cacciato per tendenze paranoiche e destrorso. Ha messo insieme un esercito privato di cui si è spesso servito. La sua azione più eclatante fu un tentativo di ricatto contro il governo servendosi di una bomba al cobalto, poi rivelatasi finta. Nella sua ultima azione, catturato dall’Uomo Ragno, ordinò ai suoi uomini di sparare all’arrampicamuri anche se questo significava colpire anche lui. Portato all’ospedale in fin di vita, di lui non si seppe più nulla… sino ad oggi.

2)       La Cecenia, dovreste saperlo tutti, se leggete i giornali e guardate i telegiornali, ma un po’ d’informazione geopolitica non fa mai male, è una Repubblica Autonoma della Federazione Russa in cui una fazione di guerriglieri, perlopiù di religione musulmana, combatte da tempo una sanguinosa guerra civile.

3)       Piccole note di continuity: A) Clive Reston compare qui, dopo essere brevemente comparso in The Others #21; B) Ivan Petrovitch compare prima degli eventi descritti nella miniserie della Vedova Nera “Imported from Russia”; C) “Moon Knight appare prima degli eventi di Villains LTD #14.

Nel prossimo episodio: la cataclismatica conclusione di ben tre storyline; il ritorno di Paladin, Rick Mason  e John Garrett; l’arrivo di due nuovi inaspettati personaggi; il tutto in un solo racconto, che volete di più? -_^

 

 

Carlo



[1] La divisione delle Forze di Polizia Britanniche che si occupa di antiterrorismo e sicurezza interna.

[2] Secret Intelligence Service, detto anche MI6, il servizio di spionaggio estero del Regno Unito.

[3] MI5 o Security Service, il servizio di controspionaggio e sicurezza interna del Regno Unito

[4] Clive Reston è stato quasi ucciso dal bacio velenoso di Fah Lo Suee, la figlia di Fu Manchu, nell’episodio #25.

[5] Avvenimenti narrati in Spectacular Spider Man Vol 2° #49/52 (Uomo Ragno, Corno 2° Serie #34/36-49).

[6] E poi non dite che non sappiamo fare dei riassunti sintetici. -_^

[7] Mi perdonino gli animalisti. -_^

[8] No, non è parente del nuovo Capitan America, almeno spero. -_^

[9] In Power Man  #43/46 (Shang Chi Maestro del Kung Fu 1° Serie #53/54 e 2° serie #1/2).